L’Essenziale Slow
Perché indugi in malinconie inessenziali?
Perché mi manca l’essenziale accanto a me.
— Italo Calvino, Le Città Invisibili
Già si tratta di un successo. È il primo giorno in edicola e ancora non si possono sapere i dati di vendita, ma il solo fatto che nei baracchini di tutta Italia sia approdato un nuovo formato è già di per sé luminescente. Qualcuno si è spremuto le meningi, ha studiato e interpretato il mondo contemporaneo – i consumi, il tempo a disposizione, le nuove fruizioni – e ha avuto, udite udite, un’idea. Di questo, sin d’ora, vi ringraziamo.
Lo fa, la redazione de l’Internazionale, con la grazia e la discrezione che li contraddistingue: in punta dei piedi, senza sbrodolarsi addosso nemmeno una riga al primo numero, andando dritti al nocciolo, con una grafica minimale (coerentemente con il nome della testata) e un formato tabloid, cartaceo, che è quello del quotidiano, ma che invece uscirà il sabato, soltanto il sabato, per raccontare i fatti della settimana in Italia. Italia sì, ma non quella della Roma-centrica Repubblica, o del Milano-centrico Corriere, neppure della Torino-centrica Stampa, anzi l’Italia dei piccoli e dei grandi centri, come promesso sui propri social.
“L’ambizione,” aveva annunciato un mese fa Giovanni De Mauro, storico direttore di Internazionale, “è offrire un’informazione di base rivolta a tutti”. E forse solo ilPost si era già proposto un obiettivo tanto ambizioso. Ma è proprio nella complementarietà di queste due testate che forse troveremo un nuovo equilibrio ed una rinnovata qualità di informazione in Italia. Perché la periodicità de L’Essenziale va con precisione a incastonarsi tra la quotidianità dell’informazione fornita online da Sofri (grazie anche alla preziosa rassegna stampa in podcast di Francesco Costa “Morning”) e il recap a livello globale ogni settimana con Internazionale. Il posizionamento dello “spiegato bene” adottato da ilPost (un faro di chiarezza in tempi oscuri – per il giornalismo, in particolar modo – come quelli pandemici) diventa quindi orizzontale rispetto a un’offerta inedita che davvero a prezzi abbordabili potrà permettere di permeare il tessuto sociale italiano, specialmente nelle nuove generazioni.
Questo vuol dire ascoltare il proprio pubblico. Ascolto che ormai ci stavamo rassegnando a dare per spacciato e che invece si palesa in un momento di estrema necessità, sulle rovine del disastro che l’informazione mainstream ha combinato negli ultimi due anni, facendo carne di porco dei lettori e conducendo una parte del paese a passo d’oca nell’inferno delle fake news e del complottismo più bieco.
Non delle pseudo-testate su Instagram, che nutrono la fame di disfattismo fine a se stesso, né degli ennesimi esperimenti di De Benedetti si nutre la speranza di un futuro migliore per questo paese; non le opinioni saranno più in grado di formare elettori consapevoli, né gli strilli da titolo sensazionalistico, quanto i fatti duri e puri e un giornalismo maturo e anglosassone.
È da applaudire dunque — specialmente da parte di noi professionisti della comunicazione — la nuova via proposta da Internazionale e da L’Essenziale, che hanno capito bene quanto ci troviamo in un momento di raggiunta saturazione dei messaggi assimilabili quotidianamente: non possiamo continuare a tempestare il pubblico di informazioni approssimative e continue, come non possiamo aspettarci che la fruizione dell’approfondimento passi da una lettura quotidiana di decine di pagine, sempre più sgrammaticate, sempre più personali, sempre più fondate su linee editoriali al soldo degli inserzionisti.
L’Essenziale rappresenta finalmente una novità, una ventata fresca di speranza in un ritorno al giornalismo fatto bene, ricalibrato sulle abitudini del XXI secolo. O, come è presentato sul sito di Internazionale: “Goditi la settimana senza dietrologie e retroscena.”
Congratulazioni alla redazione e un in bocca al lupo da parte di tutti noi.
Ci vediamo il sabato in edicola!
Giulio Rubinelli
Creative Director no panic agency
Creative Strategist no panic & act