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La Giornata ovvia

“E – vi preghiamo – quello che succede ogni giorno non trovatelo naturale.
Di nulla sia detto: “È naturale” in questi tempi di sanguinoso smarrimento,
ordinato disordine, pianificato arbitrio, disumana umanità,
così che nulla valga come cosa immutabile.”

— Bertolt Brecht
L’eccezione e la regola

 

Questa cosa delle Giornate Internazionali, possiamo dircelo, ci è un po’ sfuggita di mano. E i social non hanno fatto che peggiorare una tendenza già mortifera, portando la celebrazione di ricorrenze planetarie sullo stesso livello di sagre e lauree: un’asta al ribasso che spazia dalla sagra del Carciofo spinoso di Menfi alla triennale in Impacchettamento (che esiste, Università del Wisconsin).

 

Alcuni esempi? Il 2 febbraio è la Giornata Mondiale delle zone umide (tipo Varese?); l’ultimo venerdì di giugno è la Giornata Mondiale del cane in ufficio; il 19 novembre si celebra la Giornata Internazionale dell’uomo (e voi direte: dell’essere umano? no no, del maschio proprio); il 6 maggio è ufficialmente la Giornata Mondiale del colore (quale colore?); e chi più ne ha più ne metta.

 

Nell’era dei social, le Giornate rientrano nei due salvagenti che sono strumento vitale di ogni social media manager, insieme agli aforismi: con Giornate Mondiali e frasi celebri si possono riempire infiniti piani editoriali, specialmente se il brand non ha un tubo da comunicare, ma insiste per pubblicare tre contenuti al dì.

 

E così, come per lauree e sagre, anche il moltiplicarsi di Giornate Mondiali ha il solo effetto di togliere valore alla celebrazione in sé – non dico niente di rivoluzionario: se tutto merita di venire celebrato, nulla più merita di venire celebrato.

 

È per questo che davvero dovremmo stupirci quando finalmente poi ci alziamo al mattino e scopriamo che oggi, proprio oggi, è la Giornata della Terra, l’Earth Day. Ma sarà importante celebrare la Terra! Dico che dovremmo stupirci, perché sarebbe quasi da storcere il naso, difronte ad una celebrazione che dovrebbe risultare quantomeno ovvia. Celebrare la Terra dovrebbe equivalere a celebrare il naso, un braccio, il menisco. Esiste la Giornata Mondiale del menisco? No, perché il menisco è talmente importante e tanto parte di noi, che finiamo per darlo per scontato.

 

Questo ci conduce alla domanda cruciale: che cos’è una celebrazione? Perché si celebra qualcosa? Il termine deriva dal latino e significa “frequentare, affollare” e richiede dunque un assembramento: più persone si ritrovano per onorare ciò che le aggrega. Infatti la celebrazione in sé non deve necessariamente essere festante – si celebra un processo, ma anche un funerale, ad esempio.

 

Venerdì (22 aprile) è una giornata importante, perché si celebra la Terra, ma non (solo) in un’accezione positiva e festante, tutt’altro.

Venerdì si celebrano una lunga serie di eventi funesti, non per ultimo il naufragio della petroliera Xelo, affondata al largo di Gabe, in Tunisia, e che rischia di rilasciare in mare aperto 750 tonnellate di diesel – il copione di un film già visto, ormai con troppa regolarità. Ma non servono eventi eclatanti per richiedere queste funeste celebrazioni: l’inquinamento (della terra, dell’acqua, dell’aria) è parte integrante dei nostri modelli di sviluppo come di quelli di consumo – lo sappiamo bene proprio in questi giorni in cui l’energia è tornata ad essere, giocoforza, parte dei titoli di giornale – e avviene ogni istante in ogni angolo del Pianeta.

Venerdì si celebra un monito e non staremo qui io a ripetere i numeri che o già conoscete tutti o che potete reperire letteralmente ovunque: il monito a fare meglio, drasticamente meglio, incredibilmente meglio, rapidamente meglio, globalmente meglio.

 

Venerdì si ricorda al mondo di non dare per scontato l’ovvio; e vale per la Terra quanto per il proprio menisco. Del menisco (chissà poi perché mi son fatto trascinare dalla metafora) non ci si occupa soltanto una volta che è spappolato e che il medico scuote la testa, occorre invece occuparsene un poco tutti i giorni, stare attenti a non strappare, a non ingrassare troppo per non affaticarlo, a praticare gli esercizi con cura e misura, ma soprattutto bisognerebbe evitare di tirare ripetutamente violente ginocchiate contro il muro tutti i santi giorni. Che è invece quello che l’umanità ha fatto con la Terra negli ultimi cento anni.

 

Insomma, tutto questo per comunicarvi che no panic agency venerdì rimarrà chiusa per celebrare la Terra, aderendo alle numerose manifestazioni che avranno luogo nelle città in cui il nostro team è attivo, vale a dire Torino, Milano, Genova, Lucca e Stoccolma.

Si tratta di una scelta che abbiamo maturato in coerenza con l’attività di
no panic & act (la nostra unit milanese che si occupa di purpose-driven marketing e CSR) e uno dei progetti ai quali teniamo di più: Desks For Future, il network di aziende che si impegnano per un lavoro da remoto continuativo e sostenibile. Se infatti lo slogan di quest’ultimo è Earth Day every Friday” – in solidarietà ai Fridays For Future – è quantomeno corretto che nell’unico giorno dell’anno dedicato ad una tematica tanto rilevante, almeno la nostra realtà per prima sia in grado di mettere un blocco alle operazioni per 24 ore. È probabilmente davvero il minimo, ma si tratta di una parte del contributo che come agenzia possiamo dare. Questo e invitare tutti coloro che lo vorranno a unirsi a noi: se per qualche ragione a Pasquetta non siete andati al lavoro (davvero sapete perché si festeggia?) e vi siete rovinati sui prati biellesi di alcol e porchetta, possiamo davvero provare a immaginare di celebrare (nel senso latino del termine) il giorno dedicato alla Terra sulla quale vivete.

 

 

Visitate il sito italiano dell’Earth Day e cercate la manifestazione nella vostra città.
Per i social media manager in ascolto, comunichiamo che l’hashtag di questo venerdì sarà #OnePeopleOnePlanet

P.S.: Se poi volete proprio strafare, venerdì potete anche dare un occhio Sigh Out Loud, il progetto di no panic agency dedicato all’informazione sulla qualità dell’aria. Ma non strappate, ok?

 

Giulio Rubinelli
Creative Director no panic agency
Brand Language Director no panic & act

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