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Il momento giusto

Il socialismo non può che arrivare in bicicletta.
— José Antonio Viera Gallo

 

Credo fosse addirittura il 2018, quando per la prima volta presentai il progetto SOL ai miei soci. Lo ricordo come un “anno cuscinetto”, scomodamente incastrato tra il terrorismo di matrice islamica e il primo lockdown. Ma non c’è da avere nostalgia, perché quella precaria tregua nelle nostre tutto sommato tranquille esistenze occidentali, forniva anche l’opportunità per concentrarsi sull’antropocene galoppante e sul movimento dei Fridays For Future. Ed è quasi strano provare sollievo nel ripensare che la nostra estinzione costituisse una notiziabilità ben più soft rispetto a ciò che ci avrebbe attesi di lì a poco. Già, pare che il nostro cervello funzioni così.

Insomma, quattro anni fa ormai, anche la nostra piccola realtà decideva di dare un contributo alla causa ambientalista, lanciando un progetto che potesse creare consapevolezza intorno all’annosa tematica dell’inquinamento atmosferico: Sigh Out Loud. Tranquilli, niente marchetta, non ci soffermeremo sull’autopromozione. Lo cito soltanto perché esemplificativo di un breve percorso, in cui l’attenzione verso la tematica ambientale (peccato sia impossibile realizzarne un grafico), ha subito oscillazioni drastiche e continue, in cui per un paio di mesi aveva i riflettori puntati addosso come unico interprete della recita, altri in cui repentinamente passava ai titoli di coda – e a volte manco a quelli.

SOL, ad esempio, ha atteso per quasi tre anni il momento in cui vi fosse la minima attenzione indispensabile anche solo per affacciarsi timidamente oltre l’uscio. Ci eravamo detti, durante il lockdown: “Se esce ora, ce la bruciamo. Aspettiamo ancora qualche mese.” Poi il lockdown finisce, apparecchiamo tutto, e arriva una variante. Risparecchiamo. Si acquieta tutto, ci riprepariamo, e scoppia una guerra. “Allora siete lenti voi,” starete pensando; e forse avete anche ragione. Ma è altresì innegabile il fatto che gli intervalli di quiete si fanno sempre più stretti e la nostra attenzione è allo stremo, frastornata da continui gridi d’allarme ed emergenze. La crisi climatica, in questo scenario, si può limitare soltanto a rumore bianco di sottofondo.

 

Dunque, seguendo questo ragionamento, oggi ci dovrebbe essere ben altro di cui parlare e degno di maggiore rilievo rispetto all’ambiente: la guerra ai confini dell’Unione, l’ondata di profughi e di disperazione, gli ospedali bombardati, le file di civili affamati, trucidati in coda per ricevere un tozzo di pane. Il benaltrismo che mira ai sensi di colpa occidentali per non occuparsi, ogni volta, di ciò di cui non ci si sta occupando – la Siria, l’Afghanistan, i “nostri” poveri”, i “nostri” bisognosi” – vorrebbe si desse lo stesso peso a ogni disgrazia, ma purtroppo non funziona così; come raccontava poco tempo fa Costa nel suo Morning, un morto sul mio pianerottolo stamattina diventerà immediatamente il centro della mia attenzione e di ogni mia narrazione, rispetto a un morto sul pianerottolo anche soltanto a un isolato di distanza.

 

 

Dove può risiedere, dunque, la nostra abilità di comunicatori? Non si può aspettare sempre il periodo propizio per dar voce a una causa, come quella ambientale, che necessiterebbe di uno spazio di rilievo nel dibattito di ogni giorno. Forse nel trovare un nesso, un ponte, tra tematiche differenti. Faccio un esempio. Un anno fa abbiamo lanciato un altro progetto che combinasse lo smart working con la sostenibilità; si chiama Desks For Future (ve ne avevamo già parlato) ed è un network di aziende che si impegnano a garantire un minimo di lavoro da remoto a settimana ai propri dipendenti, relegando quello spazio alla coscienza sul proprio impatto, individuale e collettivo.

Allo stesso modo, anche questo momento offre spunti bastanti a combinare un’attenzione da dedicare alle miserie dell’est Europa, con la sostenibilità ambientale. Pensiamo, ad esempio, al caro benzina.

L’impennata dei prezzi del greggio, dovuta in buona parte al conflitto in Ucraina e all’incertezza dei mercati, può fornire un ottimo spunto per sensibilizzare il pubblico rispetto alle best practices quotidiane nel rispetto dell’ambiente. Far leva sul senso di colpa verso coloro che guidano una macchina non fornisce una soluzione ad alcun problema, mentre suggerire spunti che all’auto rappresentano un’alternativa, è una via di fuga che il comunicatore può far propria senza buonismi di sorta.

 

 

“Il 2022 ti ha già lasciato a piedi? Pedala!”

Perché questa ciclopica opportunità sta passando senza venire colta? Dove sono gli ambientalisti, le associazioni di categoria, i club ciclistici, i comuni, i brand? E se ci pensate bene, son mica pochi! Quanti, effettivamente, potrebbero cogliere l’occasione epocale del caro benzina per promuovere uno stile di vita più sostenibile e rispettoso dell’ambiente? Dalla micromobilità ai mezzi elettrici, i più ovvi, ma anche le ferrovie, la FIAB, i comuni virtuosi.

Questo momento storico, cominciato con la pandemia e con tutte le accelerazioni che ne sono derivate, sta fornendo spunti concreti per una decrescita felice che né i brand, né i comunicatori possono permettersi il lusso di ignorare. Abbracciare il cambiamento con fiducia e ottimismo è il mantra del nuovo mondo e richiede idee costanti per non riempire la testa dei consumatori con inutili ansie e fuffa riciclata da un mondo che, molto semplicemente, non c’è più.

Mi si conceda di essere ridondante, ma il fatto che non si parli di qualcosa, non significa che il problema sia scomparso: da tre settimane il Covid si è dileguato dalle prime pagine dei quotidiani, ma è anche una decina di giorni ormai che i contagi sono risaliti in Italia; soltanto ieri si sono registrati 72.568 positivi e 137 morti.

Allo stesso modo, attendere che ci sia terreno fertile per promuovere progetti sulla sostenibilità ambientale, col timore che vengano offuscati dalla guerra in Ucraina, non elimina l’urgenza di continuare a dibattere di crisi climatica, anzi: sta tutto nel modo e negli escamotage narrativi che si ha la capacità di scovare.

 

 

 

Giulio Rubinelli
Creative Director no panic agency
Brand Language Director no panic & act

 

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