Oggi, l’ottovolante
“lui era un cavallo di giostra, e a un tratto la giostra si era messa a girare in modo pazzo, più svelta,
sempre più svelta e a farla girare così era lei, era laide, era autunno, era la disperazione, l’amore.”
— un amore, dino buzzati
il modo in cui verdelli era stato liquidato da direttore di la repubblica rimane francamente memorabile. eravamo in pieno lockdown, quindi è probabile che molti di voi avessero comprensibilmente la testa da un’altra parte. però ecco i fatti: carlo verdelli era sotto scorta per i reiterati messaggi minatori rivolti alla sua persona, l’ultimo dei quali avvenuto tramite wikipedia, dove era stato presentato come deceduto il 23 aprile 2020. quando questo succede è ancora marzo, dopodiché la repubblica, in quanto parte del gruppo gedi, viene rilevata da exor, di proprietà della famiglia agnelli. vogliamo provare a indovinare in che giorno è stato silurato verdelli dalla direzione di la repubblica? già, il 23 aprile 2020. definirla una caduta di stile è forse eufemistico.
che poi, per carità, verdelli ha un curriculum bastante a garantirgli sine die un ruolo di spicco nel giornalismo italiano: le sue direzioni sono passate da sette a vanity fair, dalla gazzetta dello sport all’offerta informativa in rai. e poi repubblica, dopodiché, da settimana, scorsa, oggi (perdonate il gioco di parole).
io non so voi, ma la notizia mi aveva stupito. cioè. per me oggi è la rivista del gossip che leggeva mia nonna. tutti gli intrighi tra vip di cui manco sapevo l’esistenza, scandali e tradimenti, scatti rubati di soubrette in topless sotto l’ombrellone. ecco, quella roba lì. ma non era così che nacque il periodico di rizzoli, anzi.
il primo numero di «oggi – settimanale di attualità e letteratura» uscì sabato 3 giugno 1939. sulle sue pagine pubblicarono esordienti che poi si sarebbero distinti nel tempo raggiungendo una certa fama nazionale e internazionale, come elsa morante, ennio flaiano ed elio vittorini, tra gli altri. sempre seguendo una linea editoriale oscillante tra giornalismo e letteratura, nel 1947 oggi si aggiudicò il primo scoop, intervistando nientepopodimeno che il bandito salvatore giuliano, al tempo latitante dopo la strage di portella della ginestra. oggi si posizionò al centro della storia italiana. e poi il grande sodalizio, durato ventisette anni (dal 1973 al 2001), con intro montanelli – fuoriuscito dal corriere – cui il settimanale riservò l’ultima pagina, “la stanza”, in cui montanelli rispondeva alle domande dei lettori.
insomma, ecco, giusto per contestualizzare un po’ di storia del rotocalco per coloro che, millennials come me, lo hanno vissuto soltanto nella sua forma più nazional-popolare.
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ma nazional-popolare parrebbe che oggi intenda rimanere, soltanto con qualche smussatina e raddrizzatina qua e là.
lunedì sono andato in edicola a comprare la prima copia di oggi della mia vita. roba che non ci avrei mai creduto se me lo avessero raccontato. per curiosità editoriale. ed infatti è stata ripagata. ecco cosa vi ho trovato.
intanto la testata, cui è stata aggiunta l’inscrizione “il settimanale degli italiani” (nel suo editoriale verdelli sbaglia – sembra assurdo – annunciandola come “il giornale degli italiani” e una differenza c’è), ma è soprattutto nella composizione visiva della copertina che troviamo i primi cambiamenti più evidenti, meno urlati, più puliti, senza più quell’alternarsi di corsivo e stampatello, giallo, bianco e nero, tra titolo e occhiello che faceva tanto rotocalco scandalistico.
questo per quanto riguarda l’outlook generale.
entrando invece nel merito dei contenuti, comincia lo sconvolgimento; perché se da un lato lo strillo ancora conserva la sua anima pop (sanremo, l’anniversario della reggente britannica, gli ottant’anni di zoff), la spalla annuncia le firme di lustro presenti nel numero del nuovo corso: liliana segre, ferruccio de bortoli, fabio fazio. e basterebbero solo questi tre nomi a condensare il programma del nuovo direttore. l’anima politica, quella giornalistica, il taglio intellettuale di sinistra.
insomma, un vero ottovolante tra alto e basso, esplicito sin dalle prime pagine una volta aperto il settimanale.
il leitmotif è infatti quello di equiparazione tra il successo di sanremo e la rielezione di mattarella al quirinale – un fil rouge tiratissimo che gli editorialisti tuttavia sembrano dipanare con estrema nonchalance.
de bortoli: “nelle ultime settimane, due grandi avvenimenti hanno sovrastato, almeno nell’informazione, la pandemia: la rielezione di Mattarella e, soprattutto, il travolgente successo del festival di sanremo” (il quale, per come la mette giù l’ex direttore del corriere, non può che far impallidire l’iniquità del gesto istituzionale che ha messo in discussione per la seconda volta la nostra carta costituzionale).
ma è con fazio che il roller coaster si fa vertiginoso. si parte infatti dalla considerazione che per la prima volta l’europa ha tre donne al comando (von per leyen, lagarde, metsola): “che l’europa possa finalmente dirsi «madre»?” chiosa il conduttore ligure citando de facto papa luciani (gli piacciono i papi, a fazio); poi si passa per la lisistrata di aristofane per auspicare che il dominio femminile possa portare con sé la pace. e con questo luogo comune si ripiomba nell’antro più basso della giostra.
dopodiché, ecco, le cento e passa pagine di rivista tornano ad occuparsi un po’ di quello che veniva previsto dalla vecchia linea editoriale (“mattarella al quirinale come amadeus a sanremo”, scrive tale pietro mancini, facendo eco a de bortoli): le interviste ai conoscenti di blanco al paesello, i veleni dietro le quinte del festival, l’incensamento di regina elisabetta (quanto sarebbe piaciuta alla nonna questa parte), un insight su mani pulite, un saluto a monica vitti, “l’amore? quando il tuo cane ti lecca” (che però non mi sono soffermato a leggere), un reportage sull’afghanistan (di nuovo alto alto), insight sulla siccità degli ultimi mesi legata al cambiamento climatico (altissimo) e poi il consueto mêlée di costume che alterna turismo, benessere, cibo e programmi alla tv (bassissimo).
e infine, rullo di tamburi… così, debbotto, senza senso, la senatrice a vita liliana segre, alla quale è stata riservata quella “stanza” che fu di montanelli. e la senatrice, giustamente, di cosa può parlare? di memoria, certo, preziosissima sempre, ma proprio qui, in ultima pagina di oggi forse è un po’ tirata, non avendo alcun nesso con qualsiasi altro dei temi trattati nel numero.
alto, basso, alto, basso.
al direttore verdelli auguriamo ovviamente tantissimo successo, ma anche di riuscire a raddrizzare la barra editoriale e, forse, di decidere cosa oggi vuol fare da grande. nell’editoriale prometteva “buon giornalismo” verdelli; un azzardo a fin di bene o forse una virata in arrivo per uno dei periodici più letti d’italia?
Giulio Rubinelli
Creative Director no panic agency
Brand Language Director no panic & act