Meteoro-apatia
Non hai bisogno di un meteorologo
per sapere da che parte tira il vento.
— Bob Dylan
La settimana scorsa ho aggiornato il sistema operativo del mio iPhone. iOS 15 è uno di quegli aggiornamenti periodici di Apple, che tuttavia risultano distintivi per la rivisitazione delle funzionalità di base, regalando piccole sorprese all’utente, migliorandogli la giornata che comincia alla scoperta delle nuove funzioni. E bon. Marchetta (gratuita e non richiesta): fatta.
Ma è nella app Meteo (è l’età, si comincia a parlare del tempo) che ho trovato la novità più sorprendente.
Già da qualche tempo gli ultimi aggiornamenti dell’applicazione avevano iniziato a segnalare la qualità dell’aria, mostrando una barra arcobaleno, sfumata dal blu al viola, in cui un pirulo segnava quanto fosse respirabile o meno l’ossigeno, in base alla densità di particolato fine (PM10) al metro cubo: da ottima a pessima, passando per moderata e accettabile.
Con iOS 15 però l’upgrade è notevole.
Il metro di valore si basa su rilevazioni fornite dallo European Air Quality Index (organo della European Environment Agency, istituito nel 2017 e che incoraggia da anni all’impiego dell’indice su siti pubblici e privati) e oltre a dirci se l’aria faccia schifo o meno ci vengono messi in highlight consigli per la nostra salute (tipo: “È sconsigliata l’attività sportiva all’aria aperta” — you remember Chernobyl?) e quale sia la fonte inquinante principale (“Ozono O₃: Tipicamente l’ozono è particolarmente elevato a causa del traffico, dell’utilizzo dei combustibili fossili e degli incendi e può essere trasportato molto lontano.” — si, non un linguaggio particolarmente tecnico, ma va bene così)
Non solo.
Scorrendo ulteriormente comparirà anche una mappa. Di default rappresenta le perturbazioni, ma se da “Precipitazioni” si sposta il layer su “Qualità dell’aria”, la mappa si aggiornerà su un live dell’inquinamento atmosferico nella zona in cui vi trovate. Un passo avanti gigantesco per quanto riguarda la awareness del grande pubblico in materia. E vi ricordiamo che non si tratta di un fenomeno di nicchia o per pochi: mentre in Italia si stimano tra i 70 e gli 80.000 morti da tabagismo all’anno, l’OMS calcola i decessi legati all’inquinamento atmosferico intorno ai 60.000, sempre nella penisola. Ma è il The Guardian a dipingere il quadro più grottesco: lo smog accorcerebbe le nostre vite di oltre sei anni (!), rappresentando una minaccia di gran lunga più grande di quanto lo possano essere le sigarette, gli incidenti automobilistici o l’HIV.
Per questo un passo avanti nella diffusione mainstream di informazioni legate a questo aspetto dell’inquinamento è da considerarsi un successo quasi epocale.
Purtroppo l’ambientalismo da social si è incagliato sempre nel mozzicone di sigaretta nella sabbia o sulla tartaruga con la cannuccia, dimenticando che la pulizia dell’acqua non è seconda all’aria che respiriamo.
Per questo soltanto un mese fa abbiamo lanciato Sigh Out Loud, un progetto finalizzato ad una raccolta firme che possa attirare l’attenzione del grande pubblico su questa dolorosa tematica. Come? Chiedendo che le automobili a combustione fossile vengano trattate come i pacchetti di sigarette, ovvero etichettate in quanto nocive per la salute. Per più informazioni riguardo il progetto vi rimandiamo ad un altro articolo che avevamo pubblicato per il lancio di SOL e vi invitiamo caldamente a seguire il progetto su Instagram e a firmare la petizione.
Perché la meteoropatia è sì un disturbo psichico che affligge i più con l’arrivo dell’inverno, ma l’apatia da cambiamento climatico è un morbo insormontabile che richiede una lotta ardua che è solo agli inizi. A partire dalle app sul nostro telefono. A partire da quelle che consultiamo con più frequenza durante la giornata — come il meteo.
P.S.: se proprio vogliamo guardare con prospettiva ancora più ampia alle migliorie del nuovo sistema operativo di Apple, allora dobbiamo notare anche l’aggiunta dello schwa (ə) alla tastiera dell’iPhone (tenendo premuto il tasto della E). Una cosa non da poco.
Sembrerebbe che iOS 15 sia l’aggiornamento più “politico” dalla nascita del brand. Alla salute!
Giulio Rubinelli
Creative Director no panic agency
Creative Strategist no panic & act